Ho visto e rivisto qualche giorno fa un video su YouTube di ‘Il Divo’, un complesso di quattro giovani cantanti, tutti con una preparazione musicale impeccabile, in cui cantano Amazing Grace al Arena di Pola in Croazia. La performance era commovente ed è stata messa in scena in maniera ineccepibile con i cantanti che si girano al momento giusto per guardare verso un singolo suonatore di cornamusa in alto che riprende la melodia. Ho detto scherzosamente a mia sorella che farebbe bene a prenotare subito il biglietto per vederli e così abbiamo scoperto che per un posto decente a Toronto, avrebbe dovuto pagare $300 ! Che delusione; proprio fuori dalla nostra portata.
La mia amica Alice sa sempre dove andare a vedere uno spettacolo bello o un concerto a poco prezzo. La settimana scorsa ci ha portato a vedere lo spettacolo teatrale “Che festa nella foresta” recitato da un gruppo di giovani adulti diversamente abili della compagnia Gioveteatro di Olgiate Olona. Potrei raccontare di una ragazza con la sindrome di Down che ci ha incantato recitando la parte di Cappuccetto Rosso; la sua preparazione a memorizzare le tantissime battute e il suo modo di esprimerle ci ha lasciato stupiti. O potrei raccontarvi degli altri attori non meno preparati per le loro parti fiabesche più o meno articolate; avevano chiaramente lavorato tanto per superare delle difficoltà fisiche o cognitive per potere partecipare allo spettacolo. E non sarebbe nemmeno sbagliato spendere una parola sull’ingegnosità delle persone che hanno realizzato lo spettacolo. Ma vorrei raccontarvi invece di due momenti che mi hanno molto colpito. Sapevamo dall’inizio che sarebbe stato uno spettacolo un po’ particolare ma forse non ci aspettavamo la spontaneità degli attori e la capacità innata di interagire e aiutarsi a vicenda davanti al pubblico. Un giovanotto che faceva il boscaiolo nella foresta di cappuccetto rosso, forse per una sua difficoltà nel parlare, aggravato da un attacco di panico davanti al pubblico, è rimasto bloccato e incapace di pronunciare la sua battuta. Siamo rimasti senza fiatare per alcuni lunghi interminabili minuti guardando la scena mentre Cappuccetto Rosso accarezzava la spala del boscaiolo per dargli coraggio, suggerendo la battuta parola per parola sottovoce. Dopo questi primi momenti tesi di sconforto il ragazzo è riuscito finalmente a tirare fuori le parole ed andare avanti a recitare la parte che gli è stata affidata, fino alla scena finale. A questo punto il boscaiolo era diventato uno dei sette nani e con una battuta ben più lunga e complicata. Questa volta non sarebbe stato così facile. Dopo un silenzio di almeno dieci minuti, interrotto ogni tanto da un applauso di incoraggiamento, dal viso angosciato del ragazzo sembrava inevitabile che qualcun altro intervenisse per mettere fine al tormento e permettere lo spettacolo di andare avanti. Ma il suggeritore e gli altri attori hanno continuato a fare di tutto perché la dicesse lui la battuta e alla fine, leggendo dal copione, un piccola fila di parole è partita finalmente dalla sua bocca. L’applauso del pubblico è stato assordante e gli attori e il regista hanno esultato dandogli ‘high fives’ e il pollice in su di approvazione prima di andare avanti. Non era importante evitare a tutti i costi di ‘fare brutta figura’ facendo finta che non era successo niente; non aveva nemmeno grande importanza che lo spettacolo andasse liscio, o che fosse recitato in maniera perfetta se voleva dire mortificare qualcuno. Ci hanno ricordato dell'importance di dimostrare veramente fiducia nelle capacità di ogni individuo.
Non si può confrontare lo spettacolo recitato da queste persone straordinarie con la performance di ‘Il Divo’, ma di sicuro abbiamo assistito a uno spettacolo di grandissimo valore che ha trasmesso un messaggio che rimarrà impresso per lungo tempo.
“Che Festa nella Foresta” and Amazing Grace
Several days ago I saw a video on YouTube of a group called ‘Il Divo’ composed of four young singers with impeccable musical training singing Amazing Grace at the Arena in Pula, Croatia. Their performance was moving and perfectly choreographed with the singers turning to watch as a single piper picks up the melody from a position in the limelight behind them. I told my sister jokingly that she had better book her ticket to see them and we then discovered that for a decent seat at the theatre in Toronto she would have to pay about $300 ! What a disappointment; decidedly beyond our limited means.
My friend Alice always knows where to go to see a good show or concert that won’t cost much. Last week she took us to see a theatre production entitled “Che festa nella foresta” (trans. “What a party in the forest”) performed by a group of young, differently-abled adults of the Gioveteatro company of Olgiate Olona (North of Italy). I could tell you about a young lady with Down syndrome that just blew us away with her performance as Cappuccetto Rosso; her memorization of the many lines in a great number of the scenes, and her way of expressing herself was astounding. Or I could even tell you about other actors equally prepared to play their parts as various well-known fairy tale characters; they had clearly worked hard to overcome physical and cognitive difficulty in order to perform in the show. And the people who produced the show also deserve to be mentioned. But I would really like to tell you instead about two different incidents that occurred during the show that made an impression on us all. We knew from the beginning that this would not be your usual theatre production, but perhaps we were not expecting the spontaneity of the actors and an innate capacity to interact and help each other in front of the audience. At one point in the performance, one young man playing the part of a woodsman in the forest of Little Red Riding Hood, perhaps due to some speech difficulties made worse by an attack of stage fright, froze and was totally incapable of pronouncing his line. We held our breath for several interminable minutes watching astounded as Little Red Riding Hood stroked his shoulder encouragingly, prompting him in a low voice word by word. After these first tense disheartening moments the boy finally managed to get the words out and go on with some hesitation to play the part he had been entrusted, right up to the last scene. At this point in the play the young man had become one of the seven dwarves from the story of Snow White and had a much longer more complicated line to say. It wasn’t going to be so easy this time. After a silence of about ten minutes, interrupted by the occasional applause of encouragement, judging by the anguished face of the young actor it seemed inevitable that someone else was going to have to intervene to put an end to his agony and let the show to go on. But the prompter and the other actors continued to do everything possible to enable him to say his line and in the end, reading from the script, a small trickle of words finally left his mouth. The applause was deafening and his fellow actors and the director jumped for joy giving him ‘high fives’ and thumbs up of approval before going on with the rest of the show. They made no pretense of pretending that nothing was amiss; they didn’t care at all about losing face. Nor was it of utmost importance that the play be performed absolutely perfectly or that the show go off smoothly if it meant humiliating someone. They reminded us of the importance of truly demonstrating faith in the abilities of every individual.
You couldn’t really compare the show put on by these extraordinary human beings with the polished professional performance of ‘Il Divo’, but we certainly witnessed a performance of great human value that truly spoke to us and will remain with us for a long time.
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